La denuncia del fascismo

 

Sottoposto più volte a minacce e aggressioni da parte di fascisti e nazionalisti, fino al “bando” dal Polesine, Matteotti richiamò precocemente l’attenzione del Parlamento sul dilagare della violenza squadrista nel Polesine e in Emilia e Romagna evidenziandone la strategia di tipo militare contro “l’organizzazione dei lavoratori” e a beneficio degli agrari. Tra i primi avvertì le tendenze autoritarie del Governo Mussolini, costituitosi all’indomani della marcia su Roma, cogliendo nella legge elettorale Acerbo (1923) il tentativo di schiacciare le minoranze. Nella documentata denuncia delle complicità politiche e delle inerzie dell’apparato statale, Matteotti proclamò: “Per conto nostro, mai come in questo momento abbiamo sentito che difendiamo insieme la causa del socialismo, la causa del nostro Paese e quella della civiltà”.

 

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Vignetta di Scalarini apparsa sull'”Avanti!” il 24 dicembre 1920, nella quale lo scheletro della guerra, avvolto nella bandiera tricolore, depone il neonato movimento fascista nella mangiatoia del capitalismo, rifornita dall’avena della stampa

 

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